Domenica di Pentecoste
De tuo Spirito, Signore, è piena la terra
La solennità di Pentecoste celebra il compimento, la pienezza della Pasqua. Il Signore risorto, dopo essersi sottratto alla vista dei discepoli, invia lo Spirito per adempiere la sua promessa: rimanere con loro fino alla fine dei tempi.
Si apre il tempo della Chiesa: nella casa in cui i discepoli si trovavano riuniti per paura dei giudei, irrompe lo Spirito, e quella casa risuona dell’annuncio della Pace; il piccolo gruppo dei discepoli riceve il perdono, come dono sovrabbondante da lasciar traboccare su tutti, diventa la comunità abitata dallo Spirito, diventa la Chiesa. Il primo segno della Pentecoste, il primo segno della presenza nel cuore degli uomini e in mezzo a loro dello Spirito di Gesù fu – e continua ad essere – una parola nuova, capace di comunicare, che non porta il segno di chi la pronuncia, ma dice ciò che è per tutti, che ciascuno sente come proprio: “Nella propria lingua ciascuno li sentiva parlare delle grandi opere di Dio”.
L’unico Spirito scende su ciascuno in fiammelle distinte, e avviene così che, ad immagine di quello che avviene nel cuore della Trinità dove circola solo l’amore, le singolarità si rivelino destinate a comporre la ricchezza dell’unità, la comunione dei figli. Scrive sant’Ireneo nel suo “Trattato contro le eresie” (l. III,17, 1-3): “Per questo il Signore promise di mandare lui stesso il Paraclito, per renderci graditi a Dio. Infatti, come la farina non si amalgama in un’unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l’acqua, così neppure noi, moltitudine disunita, potevamo diventare un’unica Chiesa in Cristo Gesù senza l’‘Acqua’ che scende dal cielo”.